Barriere da abbattere

Andrea Loreti

Barriere architettoniche in Italia: una sfida ancora aperta

In Italia sentiamo spesso parlare di inclusione, diritti, accessibilità e pari opportunità. Eppure, quando si tratta di barriere architettoniche, il nostro Paese mostra ancora ritardi e contraddizioni che incidono profondamente sulla vita quotidiana di milioni di persone.

Che cosa sono le barriere architettoniche?

Le barriere architettoniche non sono solo gradini, scale o marciapiedi troppo alti. Si tratta di qualsiasi ostacolo fisico, strutturale o percettivo che limita o impedisce la mobilità e l’autonomia delle persone con disabilità, degli anziani, dei genitori con passeggini o di chiunque si trovi in una situazione di fragilità temporanea.

Un ascensore rotto in una stazione ferroviaria, un autobus senza pedana, una rampa troppo ripida o un bagno pubblico non accessibile: sono esempi concreti di come un ostacolo banale possa trasformarsi in un muro invalicabile.

Una questione di diritti

La Costituzione italiana (art. 3) sancisce il principio di uguaglianza, mentre la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dal nostro Paese nel 2009, obbliga a garantire l’accessibilità universale. Nonostante questo, le normative spesso non vengono rispettate e i controlli risultano insufficienti.

Molti edifici pubblici, scuole, ospedali e uffici comunali non sono ancora a norma. Anche le città, pur avendo piani per l’eliminazione delle barriere, faticano a trasformare i progetti in realtà.

Un’Italia a due velocità

Alcune realtà virtuose esistono: città che hanno investito in trasporti accessibili, percorsi tattili per non vedenti, marciapiedi ribassati e servizi digitali inclusivi. Ma troppe altre vivono ancora nell’immobilismo, con interventi frammentari e non coordinati.

Le conseguenze sono gravi: esclusione sociale, difficoltà nell’accesso al lavoro, limitazioni nella partecipazione culturale e sportiva. In altre parole, la mancanza di accessibilità non è un problema tecnico, ma una forma di discriminazione.

L’innovazione come alleata

La tecnologia offre strumenti preziosi: applicazioni per segnalare barriere, mappe interattive di percorsi accessibili, soluzioni di domotica urbana. Tuttavia, senza una volontà politica forte e senza investimenti strutturali, l’innovazione rischia di restare un’eccezione anziché diventare la regola.

Conclusione:

Rendere le nostre città accessibili significa costruire un Paese migliore per tutti, non solo per le persone con disabilità. Una città senza barriere è più comoda per chiunque: bambini, anziani, turisti, famiglie.

La domanda sorge spontanea i cittadini vedono milioni sperperati per scopi e cause discutibili e per realizzare una pedana, per installare un semaforo con segnalazione acustica bisogna aspettare i fondi e quando ci sono i fondi ci vogliono i tempi tecnici e alla fine passano le amministrazioni e questi interventi la collettività non lì vedrà mai.

La sfida è culturale prima ancora che tecnica: occorre smettere di considerare l’accessibilità come un “costo” e riconoscerla per ciò che è davvero, un investimento in civiltà e democrazia.

brown wooden blocks on white surface
brown wooden blocks on white surface