Fast Fashion vs Slow Fashion
SOCIETÀ & COSTUMEGREEN IDEA
Andrea Loreti
Fast fashion vs Slow fashion: il futuro dei nostri armadi
Negli ultimi anni, il mondo della moda ha iniziato a vivere una trasformazione profonda.
Se fino a poco tempo fa il fast fashion dominava il mercato con collezioni sempre nuove, prezzi bassi e un consumo frenetico,oggi cresce una nuova consapevolezza: quella della slow fashion, un approccio più etico e sostenibile, un'inversione di rotta virtuosa, analizziamo le differenze.
L’impatto ambientale del fast fashion
Il fast fashion si basa su un modello produttivo ad alta velocità: capi realizzati in tempi brevissimi, di qualità ridotta, destinati a durare poco e ad essere sostituiti rapidamente. Questo sistema ha un costo nascosto enorme:
Consumo di risorse naturali – L’industria tessile è tra le più inquinanti al mondo, con un uso intensivo di acqua ed energia.
Rifiuti tessili – Milioni di tonnellate di abiti finiscono ogni anno in discarica o negli inceneritori.
Emissioni di CO₂ – I trasporti globali e la produzione di fibre sintetiche contribuiscono all’inquinamento atmosferico.
Secondo alcune stime, il settore moda è responsabile di circa il 10% delle emissioni globali di gas serra e un consumo di oltre 93 miliardi di metri cubi d'acqua ed è responsabile del 20% dell'inquinamento acquifero, un dato che ci invita a ripensare le nostre scelte, per non parlare del fatto che essendo dei tessuti sintetici ogni volta che laviamo i nostri capi rilasciamo microplastiche.
La filosofia della slow fashion
La slow fashion propone un modello opposto, fondato su qualità, durata ed etica. Significa scegliere capi pensati per durare nel tempo, realizzati con materiali sostenibili e processi produttivi rispettosi delle persone e dell’ambiente.
Alcuni principi chiave:
Ridurre la quantità di acquisti, puntando su capi essenziali e versatili.
Prediligere tessuti naturali, biologici o riciclati.
Valorizzare brand locali e artigianali.
Riparare e riutilizzare i capi, invece di scartarli.
I nuovi brand sostenibili
Sempre più aziende stanno adottando strategie green, intercettando la domanda dei consumatori attenti. Tra i marchi emergenti della moda etica troviamo brand che utilizzano cotone organico, fibre riciclate e processi a basso impatto. Anche i grandi colossi del fast fashion stanno introducendo collezioni “conscious” o capsule eco-friendly, segno che il cambiamento è già in atto.
Come cambiano le abitudini dei consumatori
Le nuove generazioni, in particolare i Millennial e la Gen Z, mostrano un atteggiamento più critico verso il consumo eccessivo. Cresce l’interesse per il second hand e i marketplace di moda circolare, mentre si diffondono pratiche come lo scambio di abiti e il noleggio per occasioni speciali.
Comprare meno ma meglio non è solo una tendenza: è una scelta che riflette una nuova visione del futuro, più responsabile e sostenibile.
Il futuro dei nostri armadi
Il passaggio dal fast al slow fashion non sarà immediato, ma è già iniziato. Sta a noi consumatori sostenere questo cambiamento con le nostre scelte quotidiane: acquistare in modo consapevole, valorizzare la qualità, dare nuova vita agli abiti che possediamo.
Il futuro dei nostri armadi sarà fatto di meno capi, ma con più valore e qualità.
Opinione personale:
La storia della sartoria italiana è una parte fondamentale della cultura e dell’identità del nostro Paese, unendo artigianato, creatività, gusto estetico e qualità in un percorso che ha reso l’Italia un punto di riferimento mondiale nella moda.
Come ha fatto ad attecchire nella nostra cultura il fast fashion? daremo risposta a questo quesito in un altro articolo promesso.