Problemi Svedesi

GREEN IDEA

Andrea Loreti

Non credevo si arrivasse a tanto.

La civilissima Svezia, un popolo meraviglioso, paesaggi incredibili e problemi insoliti: riciclano così bene i rifiuti che, a un certo punto, i loro inceneritori non avevano più abbastanza materiale da bruciare per produrre energia.

E cosa fanno? Li importano. Sì, hai capito bene: comprano la spazzatura degli altri.

Non solo raccolgono tutto in modo impeccabile, separano, differenziano, riusano… ma quando la materia prima scarseggia non basta, la importano, i paradossi dell'efficienza.

Ora, ti chiedo oggettivamente uno sforzo titanico ma se mi segui so che c'è la puoi fare, immagina la scena in Italia. Già ci vedo il titolo: “Emergenza rifiuti: mancano sacchi da buttare, cittadini disperati in fila per produrre più plastica”. Non suona molto probabile, vero? Qui da noi, più che il problema della scarsità, affrontiamo quello dell’abbondanza. Altro che importazioni: noi esportiamo. Ogni anno partono milioni di tonnellate di rifiuti verso altri Paesi, perché non abbiamo abbastanza impianti per trattarli tutti. È come se avessimo il frigo pieno e la cucina chiusa: quindi portiamo i nostri ingredienti a cucinare dal vicino.

Eppure, c'è da dirlo stiamo migliorando, non in maniera omogenea, ci sono ancora bolle di inciviltà diffusa eppure negli ultimi anni, la raccolta differenziata italiana è cresciuta parecchio: siamo arrivati a oltre il 66% nel 2023. Un numero che, detto così, ci fa sentire virtuosi e un po’ nordici dentro. Peccato che poi una parte di ciò che differenziamo non riesca davvero a essere riciclata e finisca in discarica o all’estero. Il riciclo vero, quello che trasforma rifiuti in nuove materie prime, è fermo a poco più del 50%. Insomma, metà bottiglia sì, metà bottiglia no.

In Svezia la discarica praticamente non esiste più. Da noi, invece, i rifiuti ci finiscono eccome, anche se meno di un tempo. E il termovalorizzatore? Beh, lasciamo perdere: mentre in Svezia ci sono impianti ovunque e funzionano come centrali elettriche efficientissime, in Italia ne abbiamo pochi e quasi tutti al Nord. Al Sud, quando si parla di costruirne uno, scoppiano dibattiti, proteste e discussioni infinite. Alla fine la soluzione spesso è spedire via nave o via camion i rifiuti da un’altra parte. Geniale, vero? un nuovo prodotto Made in Italy.

I rifiuti possono diventare una risorsa, ma solo se si decide di gestirli davvero. La Svezia li importa perché ne ha troppi pochi, noi li esportiamo perché ne abbiamo troppi e non sappiamo dove metterli. Altro esempio: È come se loro avessero un’auto sportiva senza benzina, e noi un distributore pieno ma ci spostiamo ancora in carrozza.

Il rischio che in Italia la spazzatura finisca? Stai sereno. Qui siamo all’“overbooking della monnezza”. E a differenza degli svedesi, non ci sarà nessuno pronto a pagare per prendersela.

La morale? I rifiuti, per quanto fastidiosi, sono anche una risorsa. La Svezia ce lo dimostra: ha trasformato la spazzatura in elettricità e riscaldamento, ha ridotto al minimo le discariche e ha costruito un sistema efficiente e, diciamolo, invidiabile. L’Italia, invece, è ancora in mezzo al guado: non più sommersa dall’immondizia come qualche anno fa, ma neppure pronta a dire “ops, abbiamo finito i rifiuti”.

In attesa di arrivare al livello svedese, continuiamo a fare la differenziata (magari senza buttarci dentro il tostapane insieme alle bucce di banana) e speriamo che, prima o poi, riusciremo anche noi a trasformare la spazzatura in energia. Ma tranquilli: il rischio di esaurirla, qui, non lo corriamo di certo.

photo of brown high-rise building
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