Secondo emendamento 234 anni e non sentirli

PAROLE IN LIBERTÀ

Andrea Loreti

Americani e armi: tra mito, identità e contraddizioni

Negli Stati Uniti il legame con le armi non è solo una questione di leggi o di sicurezza, ma qualcosa di molto più profondo, culturale e storico.

Per capirlo bisogna guardare alla storia, ai simboli e perfino all’immaginario collettivo che per secoli ha accompagnato la società americana fino ad oggi.

Un’eredità storica che pesa ancora

Il celebre Secondo Emendamento della Costituzione garantisce il diritto a possedere armi dal 1791. All’epoca significava libertà contro i poteri centrali e possibilità di difendere la propria terra perché uno stato non c'era si parla di 234 anni.

Oggi, in un Paese urbanizzato e tecnologico, quella stessa norma continua a essere interpretata da molti come un pilastro della democrazia.

Dalla frontiera ai film western

Il legame tra armi e identità americana è stato alimentato anche dalla cultura pop dal cinema. I pionieri armati che conquistano la frontiera, gli sceriffi dei western, i supereroi moderni che non esitano a sparare per difendere i “giusti”. In questo senso, l’arma non è solo un oggetto, ma diventa parte di un mito fondativo: quello dell’individuo libero, forte e autosufficiente.

La quotidianità di un Paese armato

Oggi negli Stati Uniti circolano più armi che cittadini: circa 400 milioni quelle regolarmente registrate. Non tutte sono nelle mani di singoli, certo, ma il dato rende l’idea. Per molti americani possedere una pistola in casa è normale quanto il frigorifero. Alcuni lo vedono come un atto di responsabilità verso la propria famiglia, altri come una tradizione da tramandare, che se si limitasse al vecchio fucile da caccia del nonno sarebbe anche comprensibile ma qui si parla di veri e propri arsenali.

Contraddizioni e ferite aperte

Eppure, dietro questa normalità ci sono notoriamente numeri drammatici: stragi nelle scuole, omicidi, suicidi e incidenti domestici. È qui che emerge la contraddizione più forte: da una parte un oggetto che loro idealizzano come un simbolo di libertà e identità, dall’altra uno strumento che provoca migliaia di morti ogni anno.

Specchio di una società

Questo rapporto racconta una storia più ampia: quella di una società che fatica a tenere insieme libertà individuale e responsabilità collettiva.

Sono quelle contraddizioni che ritroviamo in tanti altri campi: scuola finanziate in base ad una tassa che varia in base al valore immobiliare quartiere, in soldoni quartiere per ricchi scuole con maggiori fondi e studenti con maggiori possibilità, solidarietà sociale vs. culto dell’individuo e molte altre.
Il risultato è un Paese straordinariamente innovativo e ricco di energie, ma allo stesso tempo attraversato da fratture profonde: economiche, culturali, razziali.

Un dibattito che divide

Il risultato è una società spaccata. Da un lato chi chiede regole più severe, soprattutto nelle grandi città; dall’altro chi considera ogni restrizione un tradimento della Costituzione. La politica riflette questa divisione: democratici più propensi a limitazioni, repubblicani a difesa della libertà di possesso.

Considerazione finale

Forse il vero nodo non è decidere se gli americani debbano avere più o meno armi, ma se siano pronti a immaginarsi senza.

Finché l’identità nazionale resterà così strettamente legata al possesso di un’arma, ogni tentativo di cambiamento sarà destinato a scontrarsi con un tabù culturale. Eppure, proprio da quella capacità di ripensarsi potrebbe passare la possibilità per l’America di trasformare la propria ossessione in una nuova idea di libertà, più vicina alla sicurezza collettiva che all’illusione dell’individuo armato.

a man riding a horse with an american flag on its back
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