Troppa gente poca fantasia.

guida pratica di sopravvivenza per un weekend sereno

PAROLE IN LIBERTÀ

Ilaria Celani

C’è un momento preciso in cui capisci che sei una persona da compagnie selezionate:
è quando sei in mezzo a troppa gente e il tuo cervello ti sussurra:
“Attiva la modalità aereo, subito.”
Non è che odi la gente, per carità. Ti piacciono le persone…una alla volta.
Ben distanziate!
Il problema è che la società (quella rumorosa, con gli spritz e la musica alta) ti dice che devi “stare in mezzo alla gente”.
Ma tu dopo venti minuti inizi a sentire il battito cardiaco sincronizzato con la playlist del locale e pensi: “Forse sto avendo una reazione allergica all’entusiasmo collettivo.”
La folla ti stanca.
Le chiacchiere leggere ti sfiancano.
E quelle persone che “amano conoscere gente nuova” ti mettono in crisi esistenziale: come fanno? dove trovano l’energia? mangiano batterie al litio?
Poi, però, esistono le compagnie giuste.
Quelle tre persone con cui puoi parlare di tutto, o di niente, e stare in silenzio senza sentirti in colpa.
Quelle che, se dici “non ho voglia di uscire”, rispondono “ok, vengo io con le patatine e non parliamo”.
E tu pensi: questa sì che è anima gemella, non quella delle commedie romantiche.
Perché la verità è che le compagnie giuste non ti succhiano la vita sociale: te la ricaricano come un caricabatterie emotivo.
Ti fanno ridere anche quando non vuoi, non ti giudicano se vuoi scappare dopo mezz’ora e soprattutto non ti obbligano mai a “fare gruppo su WhatsApp”.
Le altre, invece, ti prosciugano l’anima e poi dicono “ma come, sei già stanco?”
Sì.
Socialmente defunto, grazie.
Essere “asociale” non è un difetto: è un meccanismo di autodifesa contro il caos organizzato.
Non è isolamento, è manutenzione del cervello.
La pace mentale non ha prezzo.
E comunque, se qualcuno ti invita a un evento con “tanta bella gente”, tu chiedi:
“Bella dentro o bella lontano da me?"

a bunch of rubber ducks sitting on a blue surface
a bunch of rubber ducks sitting on a blue surface