Tutti al mare o quasi..
SOCIETÀ & COSTUME
Andrea Loreti
8/20/2025
L’accesso al mare libero: un diritto da tutelare
Mare, mare, mare, ma che voglia di arrivare cantava il grande Luca Carboni ed è cosi, per noi italiani il mare è molto più di un paesaggio: è parte integrante della cultura, dell’identità e della vita sociale ed economica.
Per questo motivo il tema dell’accesso libero al mare e dei prezzi applicati dai stabilimenti sono da sempre al centro del dibattito pubblico soprattutto nelle ultime ore dove si comincia a fare i conti su come sia andata la stagione balneare.
Tra la necessità di garantire la fruizione collettiva delle spiagge e quella di gestire le concessioni balneari a privati le polemiche fioccano.
Il principio del bene comune
La Costituzione e il Codice della Navigazione stabiliscono che il litorale marittimo è un bene demaniale, quindi appartenente a tutti i cittadini. Ciò significa che, in linea di principio, ogni persona ha diritto a poter accedere liberamente alla battigia, indipendentemente dalla presenza di stabilimenti o concessioni.
L’accesso libero non è solo un fatto pratico, ma rappresenta anche un principio giuridico e culturale: il mare non può essere privatizzato.
Spiagge “libere”… ma dove?
In teoria la legge parla chiaro: la battigia è di tutti e deve essere accessibile. In pratica, nella maggior parte delle località, lo spazio libero è una striscia risicata incastrata tra stabilimenti balneari che occupano quasi tutto il litorale. In alcune regioni oltre il 70% delle coste è recintato, attrezzato e venduto a caro prezzo. Altro che diritto: sembra un lusso.
Le concessioni e i limiti
Tuttavia, negli anni, gran parte delle coste italiane è stata affidata in concessione a stabilimenti balneari. Questi garantiscono servizi, sicurezza e manutenzione, ma al tempo stesso riducono lo spazio disponibile per l’uso pubblico gratuito, creando problemi di equità e accessibilità, soprattutto per famiglie, giovani e turisti con minori disponibilità economiche.
La legge prevede che debbano sempre esistere passaggi liberi verso la spiaggia e tratti di litorale non soggetti a concessioni, ma spesso queste norme vengono disattese o applicate in modo insufficiente.
Un tema europeo
La questione dell’accesso libero al mare è legata anche alla direttiva Bolkestein dell’Unione Europea, che richiede maggiore trasparenza e concorrenza nell’assegnazione delle concessioni balneari. Questo ha aperto il dibattito sulla necessità di riequilibrare gli interessi economici con il diritto universale alla fruizione del mare.
L’importanza sociale e ambientale
Garantire spazi di accesso libero al mare significa non solo difendere un diritto, ma anche promuovere inclusione sociale, turismo sostenibile e tutela ambientale, a patto che i cittadini per primi si comportino in maniera civile, basta rifiuti a terra, basta cicche di sigarette spente sulla sabbia e un minimo di civiltà perché criticare i gestori che se né approfittano è sacrosanto ma bisogna prima essere d'esempio noi.
Le spiagge libere, infatti, favoriscono la biodiversità e mantengono più intatto l’ecosistema costiero, mentre una corretta gestione pubblica può trasformarle in luoghi sicuri e accoglienti senza bisogno di eccessive infrastrutture.
In conclusione
Il mare appartiene a tutti, e l’accesso libero deve essere difeso come un diritto fondamentale. Le istituzioni sono chiamate a trovare un equilibrio tra le esigenze economiche delle concessioni e il principio universale di fruizione collettiva, Ma i cittadini devono con il loro comportamento in primis tutelare questo bene comune perché proteggere e valorizzare le spiagge significa investire nella libertà, nell’uguaglianza e nel futuro del nostro territorio senza far diventare le nostre spiagge un club esclusivo.